Powervolley Friends: a tu per tu con Sarah Maestri

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A tu per tu con Sarah Maestri, attrice di cinema e teatro, oggi occupata a tempo pieno nel sociale come membro del comitato strategico del fondo a contrasto della povertà educativa minorile in rappresentanza del MIUR e come membro della commissione di beneficenza di fondazione Cariplo. Una donna di una sensibilità disarmante che stasera sarà ospite dell’Allianz Powervolley Milano per assistere al suo primo match di pallavolo. Amante dello sport e dotata di un grande altruismo. Ci ha raccontato cosa significa per lei lo sport e come questo possa un mezzo per veicolare messaggi importanti di tipo sociale.

Attrice di cinema e teatro, protagonista di pellicole come “Notte prima degli esami”, “Il cuore altrove” e “La terra nel sangue”, e anche regista alla direzione del cortometraggio “Il mondo fuori di qua”. Adesso impegnata a tempo pieno nel sociale. Cosa provi riguardo alla strada percorsa e al punto in cui sei adesso?

Io provo una grande soddisfazione per la carriera che ho intrapreso, ho realizzato un sogno! Non era così scontato perché ero una bambina, come ho scritto nel mio libro “La bambina dei fiori di carta”, ospedalizzata con una grave malattia emolitica con due sogni: quello di recitare e quello di vivere e li ho realizzati entrambi. considerando che sono una ragazzina di provincia, io sono di Luino sul lago Maggiore, dove già solo raggiungere Milano è un’impresa, e trasferirsi appena 18enne a Roma, puoi capire quanto sia stato difficile. Però avevo ben chiaro quale sarebbe stato il mio sogno: io volevo recitare e l’ho fatto, e ne vado anche orgogliosa perché quando parlo con i giovani dico sempre che il problema non è realizzare il proprio sogno, ma è averne uno. Ora il fatto che la vita mi abbia portato a mettermi al servizio degli altri, dei bambini che vivono situazioni di disagio in Italia e nel mondo mi sta dando grande soddisfazione.

A proposito del sociale, parlaci dei tuoi progetti, presente e futuri. Che cosa ti ha spinto a dedicarti agli altri?

Oggi l’aspetto sociale mi occupa h24, anzi mi servirebbero più ore ma ho l’onore di essere membro della commissione di beneficienza della fondazione Cariplo e di rappresentare il Ministero dell’Istruzione del fondo a contrasto della povertà educativa minorile. Due impegni molto importanti che mi portano a stretto contatto con tantissime realtà del terzo settore per dare la possibilità concreta di realizzare progetti che possano aiutare bambini, adolescenti e famiglie. Il mio ultimo progetto è stato dedicato alle donne in stato di fragilità e malate di tumore al seno a cui abbiamo procurato delle protesi tricologiche. Anche da questo punto di vista credo veramente che lo sport sia un elemento fortemente inclusivo che permette a tutti di giocare la stessa partita.

Come pensi che lo sport possa aiutare a veicolare messaggi di questo tipo?

Credo che anche le Olimpiadi Paralimpiche abbiano dimostrato la capacità di comunicare lo sport anche per i differente abili. Io quello che vedo nello sport è soprattutto la possibilità di essere di recupero. Ad esempio, a Milano in periferia ci sono dei luoghi che si occupano proprio di creare una seconda famiglia, uno spazio dove i ragazzi possono crescere, e crescere è una cosa molto importante. Uno dei miei sogni più grandi è la comunità educante: tutti siamo elementi in grado di formarla, crearla e supportarla. Può essere composta dalla famiglia, dalla scuola, eventualmente anche dalla chiesa, ma anche dai media, dallo sport, l’importante è rimanere tutti uniti per la crescita dei ragazzi e della società stessa.

Un’attrice poliedrica, sappiamo che hai iniziato a praticare padel. Cosa rappresenta per te lo sport? Cosa ti piace in particolare del padel?

Sono stata una persona altamente competitiva che si misurava con tanti sport differenti, senza poi alla fine sceglierne mai uno specifico. Non sono mai stata professionista e ci tengo a dire che non sono neanche mai riuscita ad emergere in nessuno sport. Ciò non vuol dire che non mi impegni tantissimo: questa è la bellezza dello sport. Ora gioco a padel che per me ha significato un senso di rinascita. L’anno scorso ho contratto il Covid19, ma in una maniera particolarmente grave e ho reagito abbastanza male fisicamente. Quando a luglio mi hanno chiamata a fare da testimonial a questo sport, io non sapevo nulla, né che cosa fosse né come si giocasse, non ne avevo mai sentito parlare. Ho iniziato a giocare e non ho più smesso, anzi ho cominciato a sentirmi veramente bene, tutt’ora gioco in continuazione e mi sento viva, è come affrontare continuamente una battaglia contro me stessa. La maggior parte delle volte perdo però gioco, mi diverto e comunque miglioro. È uno sport da provare e adatto a tutti, altamente d’inclusione.

 

Oggi sarai ospite dell’Allianz Powervolley Milano per il match con Verona Volley all’Allianz Cloud. È la prima volta che assisti ad un incontro di Superlega?

In generale è la mia prima partita di pallavolo, sono stata un’habitué del calcio, del basket, ho assistito a tornei di tennis, qualsiasi sport ti venga in mente ci sono stata. Domani sarà la mia prima partita di pallavolo in assoluto, ringrazio per avermi invitata in una partita così difficile. Spero di essere il vostro portafortuna. Verrò con mia figlia, siamo entrambe molto entusiaste di venire a vedere un luogo fresco, uno stadio differente, e soprattutto uno sport completamente nuovo, sarà sicuramente divertente.

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